Caro Fra Simplicio,
Spero che non ignorerai questa “lettera”, ma ho delle domande da porti.
Da quello che ho capito l’omosessualità è sbagliata per la chiesa, anche se non capisco perché.
Insomma, non c’entra proprio niente, non ammazzano nessuno, non violano nessuna legge, NON FANNO NULLA DI MALE; sono solo loro stessi, come giusto che sia.
In fondo, è un fattore genetico e nemmeno uno sbaglio, perché se è presente sulla Terra, si può dire che è normale.
Non capisco tutto questo disprezzo per gli omosessuali, che c’è di sbagliato che la chiesa non accetta?
Vorrei capire, secondo un tuo parere SINCERO, cosa ne pensi a riguardo.
Se decidi di ignorare questa lettera capirò, spero quindi che non la ignorerai.
Cordiali saluti!
Giada, 16 anni
«La Tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati”. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. […] Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione». Carissima amica, ti ho riportato alcune frasi di ciò che sull’omosessualità dice il Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 2357-2358; puoi cercarti, se vuoi, tutto il testo: lo trovi facilmente anche online in internet). Come puoi leggere tu stessa, da una parte non c’è nessuna affermazione offensiva né irriverente nei confronti di questi nostri fratelli e sorelle, anzi: senza entrare troppo nel merito delle sue cause biologiche o sociologiche (sulle quali non esiste una parola certa e definitiva neppure in ambito scientifico, e non spetta alla Chiesa pronunciarsi nel merito), l’omosessualità non è certamente vista come un impedimento nemmeno ad un’autentica vita di fede. Il che vuol concretamente dire che moltissimi di loro sono probabilmente più santi di me! Papa Francesco lo ha espresso a modo suo: «Nella mia vita di sacerdote, di vescovo e di Papa io ho accompagnato persone con tendenze e anche pratiche omosessuali. Li ho avvicinati al Signore e mai li ho abbandonati. Le persone si devono accompagnare, come faceva Gesù. Quando una persona che ha questa condizione arriverà davanti a Gesù, lui sicuramente non dirà: vattene via perché sei omosessuale. No» (ai giornalisti, sull’aereo di ritorno dal viaggio in Azerbaigian, 2016). E ancora: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?» (ancora su un aereo, ma questa volta di ritorno dal Brasile, 2013). Dall’altra, però, la relazione d’amore tra due persone dello stesso sesso, pur essendo ben possibile e persino intensa e bella, nega alla radice l’apertura alla vita di cui Dio ha arricchito e reso persino “divino” l’amore tra un uomo e una donna. Amore che è tale, e perciò complementare, perché non si esaurisce in loro stessi, ma diventa fecondo generando un “terzo”, e cioè un figlio o una figlia. Questo è fondamentalmente ciò che spetta alla Chiesa dire (a scienziati e antropologi cercare invece il posto dell’omosessualità nella storia dell’uomo. Ma, attenzione: un conto è verificare che un certo fenomeno sia presente sulla terra, come dici tu, ma altra cosa è che per ciò stesso quel fenomeno sia da approvare. Anche la violenza esiste da sempre nella storia dell’uomo, e non solo…).
Mi rendo conto, infine, che è proprio a partire da qui che cominciano le incomprensioni. Nessuno nega che due uomini o due donne si possano voler bene “sul serio”. Ma da qui ad esigere per diritto di essere considerati famiglia a tutti gli effetti (con uteri in affitto e quant’altro la tecnica, e i soldi, mette ormai a disposizione) è offensivo: nei confronti delle donne, per cui la maternità non è alla stregua di un’incubatrice (lo affermano chiaramente anche i movimenti femministi), dei bambini, che hanno bisogno, per la loro crescita armonica e globale, anche a scanso dei pregiudizi di genere, di essere cresciuti il più possibile da un papà e da una mamma veri (e in questo siamo d’accordo con schiere di pedagogisti e psicologi). Ma, io penso, è offensivo anche nei confronti di loro stessi, e dell’eventuale serietà delle loro scelte di vita. Tu stessa poni un limite all’essere se stessi a tutti i costi: non far male agli altri.
Poche frasi, che probabilmente banalizzano un discorso che ne meriterebbe di più e più profonde delle mie (come ogni volta che ci sono di mezzo delle persone!). Ma si banalizza anche a suon di slogan o “sentito dire”…