Il 27 gennaio è la Giornata della memoria. Come sapete il giorno della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz viene dedicato ogni anno al ricordo delle vittime della Shoah.
Sul Messaggero dei ragazzi di gennaio trovate un dossier con la storia di Oleg Mandić, l’ultimo bambino uscito vivo da quel campo. Oleg, che viveva ad Abbazia (Opatija) con la famiglia istriana di origine croata, fu arrestato come “prigioniero politico”. Quando uscì da Auschwitz con la sua mamma e la sua nonna, il 2 marzo 1945, aveva solo 12 anni.
Intervistato dalla redazione del Mera, ha detto ai ragazzi: «Nel torbido mondo di oggi è difficile non dover subire dei torti. In tal caso limitatevi a non dimenticare. In nessun caso dovete pensare alla vendetta che poi porta all’odio che è sinonimo di male. L’odio poi porta ad altro odio, superiore a quello nostro. E più forte, vasto e doloroso di quello precedente, e così avanti a catena. Alla fine di questa strada del male senza ritorno ci potrebbe stare simbolicamente Auschwitz. Fortunatamente l’odio lo si può governare. Io l’avevo capito all’età di 15-16 anni e non ho mai odiato!».
In quel campo in Polonia Oleg, che incontra i ragazzi nelle scuole per raccontare la sua storia, in seguito tornò diverse volte… «ogni volta che volevo paragonare i problemi che incontravo nella vita con quanto vissuto in tenera età. E il risultato era sempre lo stesso: i problemi, che in quel momento mi assillavano, erano bazzecole in confronto ad Auschwitz. Di conseguenza ebbi una bellissima vita, perché il peggio che doveva capitarmi in questa vita l’avevo già vissuto da tempo».
Oleg ha raccontato la sua vicenda anche in un libro bellissimo L’ultimo bambino di Auschwitz (Edizioni Biblioteca dell’Immagine).
Illustrazioni di Valentina Salmaso